JudgeDredd |
|
| CITAZIONE (T.C. the Punisher @ 22/2/2008, 17:45) Allora: la storia non è fuori tempo massimo come si poteva invece dire di Rambo 3 ma è di grandissima attualità visto che gli ultimi disordini che ci sono stati in Birmania (mostrati in tutta la loro crudeltà all’inizio del film) risalgono alla fine del 2007. In secondo luogo la pellicola si ispira molto al primo film della serie presentandoci un Rambo molto meno eroe e molto più umano, chiuso nel suo volontario esilio in Thailandia e lontano dai ritmi di una società che lo ha respinto: un uomo disilluso che però, magari inconsciamente, si è lasciato un spiraglio di redenzione sia spirituale che emotiva (ma questo se non si è visto il film non lo si può sapere…).
La sceneggiatura è funzionale e soprattutto aspira a dei contenuti di REALISMO che nel secondo e nel terzo capitolo si erano perduti: Rambo non è più lo “one man army” del passato, è consapevole di non poter fare tutto da solo e si avvale perciò dell’aiuto di un gruppo di mercenari. Stallone sembra quasi voler dire: “anche lui è uomo con i suoi limiti…”.
la “filosofia” del personaggio secondo l’autore dell’articolo viene dedotta dalla poche frasi che John pronuncia durante il film: il problema però è che Rambo non è un filosofo greco e nemmeno un “eroe” dalla battuta ad effetto sempre pronta: è un uomo torturato dal suo passato e che non riesce a scendere a patti con se stesso, che è andato a combattere una guerra per una nazione che al suo ritorno lo ha preso a sputi e non gli ha permesso di reintegrarsi…cosa vi aspettate? Un’arte oratoria degna di Cicerone? Che dalla sua bocca escano delle riflessioni sui massimi sistemi e sul mondo che ha bisogno di una sua identità? Stiamo parlando di un ex reduce che ha visto tutti suoi compagni morire in modo atroce e che per le circostanze in cui si è trovato ha dovuto imparare a uccidere meglio e più velocemente dei suoi nemici…
Trovo infine ipocrita e grottesco dire che il film sfrutta commercialmente il dramma della Birmania: gli orrori di quel regime dittatoriale vanno avanti da 60 anni (non da qualche mese…), Stallone si è ben documentato prima di girare il film e ha voluto scegliere proprio quella parte del mondo dove si combatte un confitto dimenticato da tutti senza che nessuno muova un dito per cambiare la situazione: il governo birmano ha proibito la distribuzione del film nel paese e ha promesso 7 ANNI DI CARCERE a chiunque verrà sorpreso a distribuirne copie pirata. Fatevi un giro sul web, troverete la notizia ovunque. Lo stesso Stallone durente le riprese è stato minacciato di morte più volte…Quanto disturbo per un film insulso e opportunista è?
E infine il ritorno a casa: non c’è niente di paternalistico o di eroico, siamo solo di fronte ad uomo che ha scelto di perdonare la società e la sua nazione per averlo respinto dove avergli tolto tutto, il cerchio si chiude, Rambo ha deciso di venire a patti con ciò che è e di trascorrere il resto della sua vita libero dai sensi di colpa e dal suo passato…non c’è niente di eroico nel ritrovare se stessi ma solo tanta umiltà…
La stessa umiltà che Stallone ha avuto nel rimettersi in gioco a 60 anni quando nessuno credeva più in lui e a chiudere le saghe di due simboli del cinema reinventandoli ma riscoprendone allo stesso tempo le origini…Rocky Balboa e Rambo sono la degna conclusione non di una saga cinematografica ma di una “filosofia” di vita: non pretendo che tutti la possano condividere o accettare ma mi sembra doveroso cmq sia almeno portare il dovuto rispetto… Non sarei mai riuscito a fare un commento migliore...ti faccio i complimenti... quoto tutto... interamente...e aggiungo solo ke per l'ennesima volta, Sly è riuscito a regalarmi un emozione importanta...e per questo lo ringrazio... LIVE FOR NOTHING...OR DIE FOR SOMETHING...
|
| |