Erasure Club-The Erasure Italian Forum


La condanna a morte di Saddam Hussein
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Era meglio infliggere un altra pena10 [50.00%]
Sì, sono d'accordo5 [25.00%]
No, non sono per niente favorevole2 [10.00%]
Va contro la morale2 [10.00%]
Per me è indifferente1 [5.00%]
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La condanna a morte di Saddam Hussein, che ne pensate?

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Butkus
view post Posted on 8/11/2006, 19:02




Di certo i media avranno approfittato della popolarità di Schwarzy per attaccarlo in questo punto e farlo divenire una sorta di capo espiatorio di tutte le pene morali degli interi Stati Uniti, mentre i nomi degli altri "assassini autorizzati" come lui rimangono sotto silenzio. Questo non lo metto in dubbio, è tipico della stampa agire in questo modo, non mi sorprende. Ma la cosa cambia ben poco: qui si tratta di essere favorevoli o contrari alla pena di morte. Io sono assolutamente contrario, ritengo sia una pratica barbarica e contro ogni tipo di etica, anacronistica e del tutto inutile (vi ricordo che l'America detiene il titolo tra i Paesi sviluppati come quello col più alto indice di criminalità in assoluto. Forse questo tanto acclmato sistema puntitivo non fa più tanta paura a chi ha intenzione di commettere un efferato delitto...).

E poco importa se durante la sua florida carriera politica Governator abbia elargito qualche grazia di tanto in tanto: mi basta sapere che una persona è stata uccisa per sua decisione ed ecco che vedo il gigante austriaco con occhi diversi, gli stessi con cui osservo-ovviamente - Bush e tutta l'altra gentaglia che, ogni giorno decide sulla vita o sulla morte di altri esseri umani come loro (perchè anche se hanno compiuto le più grandi atrocità, rimangono pur sempre esseri umani, non dimenticatelo).

Francamente mi stupisce Balboa81 leggere che anche tu sei contrario alla pena di morte (principalmente per motivi religosi, a differenza mia che ritengo la pena di morte più che altro un controsenso ai diritti umanitari tanto sventolati da tutti) ma tendi comunque a sostenere il tuo idolo anche in questo discutibile aspetto.
Rispetto la tua opinione, ci mancherebbe, ma mi sembra alquanto strano che un credente come tu dici di essere prenda in questa cosa una posizione così..."ambigua", se mi passi il termine.

Per quanto riguarda Pietro2: di certo non sono io quello che può sentenziare sulla presunta innocenza o colpevolezza del trapassato James Trammel (né tu né nessun'altro qua dentro credo) e personalmente non è che passo le notti in bianco pur di scoprire la verità. Il fatto è che, colpevole o meno, Trammel avrebbe dovuto restare in vita. Magari con una palla al piede sbattuto in cella di isolamento 24 ore su 24 ma vivo.
Io non mi ritengo un credente a 360° e lungi da me voler fare ora la classica predica da catechismo, ma sono fermamente convinto che non spetti a noi (intesi come genere umano) decidere sulla vita o la morte di un'altra persona.
Poi tu vedila come ti pare, il mondo è bello perchè è vario. Però per favore non uscirtene con le classiche sparate "eh si, volevo vedere te cosa avresti fatto se ti avessero ucciso un famigliare": oltre a lasciare il tempo che trovano (è ovvio che se una cosa del genere mi coinvolgesse in prima persona reagirei diversamente. Ma non sarebbe di certo la cosa più giusta da fare.) sono di pessimo gusto, con tutto il rispetto.

Edited by Butkus - 9/11/2006, 13:00
 
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RockySly87
view post Posted on 8/11/2006, 20:14




ragà stiamo andando un po off-topic però...
 
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Riccardo Cuor Di Leone
view post Posted on 8/11/2006, 21:27




Secondo me, invece, la pena di morte è una cosa giusta.
Nessuno singolo cittadino può permettersi di privare le altre persone della vita, se ciò accade lo stato pone rimedio togliendogli la sua.
 
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STEVEN8415
view post Posted on 8/11/2006, 21:29




Sono per i LAVORI FORZATI!
Chi ha sbagliato Paga dedicandosi ad attività che garantiscano un bene per la società in cui viviamo!


è inutile macchiarsi di sangue per un uomo che ne ha già sparso a sufficienza... già il mondo fa schifo, cerchiamo di mantenere vivo quel poco di buon senso che abbiamo.
La realtà non è mica un film. Non siamo mica Dio per decidere chi deve morire o chi deve vivere!
Se applicassero la pena dei lavori forzati per me sarebbe una svolta!
 
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Davidemistero
view post Posted on 9/11/2006, 00:00




io ho votato si...

cmq : io del sistema giudiziario americano nn mi fiderei tanto...

quindi swarzy nn so se ha fatto bene a negare la grazia!

resta il fatto ke se una persona rompe i coglioni, uccide,fa genocidi ecc...noi lo rispediamo al creatore e credo ke invece ne abbiamo tutto il diritto...in fondo noi viviamo sulla terra e subiamo le conseguenze di questi pazzi...non dio ke e' bello e comodo lassu'...
quindi CI SPETTA!
 
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MarcoSly
view post Posted on 9/11/2006, 12:44




La pena di morte è una pratica barbara, primordiale e senza la minima utilità. Nè dal punto di vista deterrente, nè, ovviamente, da quello rieducativo. Per non parlare dell'ipotesi (non certo remota) di errori giudiziari.

Nel ventunesimo secolo l'idea della pena intesa come legge del taglione e dell'occhio per occhio dovrebbe essere ampiamente superata e costituire solo un ricordo lontano. Purtroppo vedo che ha ancora dei sostenitori e ciò dà molto da pensare.

E, oltre a queste considerazioni, mi unisco a Butkus nello stigmatizzare certe linee di pensiero da parte di persone che si professano credenti. Non mi riferisco a nessuno in particolare (anche perchè non ricordo le singole idee con precisione), ma facendo un discorso generale trovo un pò strano che nel topic santino sul Papa si sprechino le banalità e la frasi da cioccolatino perugina e poi al lato pratico i risultati siano questi.
Lasciando perdere il passato diciamo "travagliato" della Chiesa in tal senso e concentrandosi sul vero lascito morale del suo fondatore non si può che respingere in toto l'idea della pena di morte.

Ma lasciamo perdere le questioni religiose, quello che conta è qui parliamo di conquiste della civiltà. Parliamo di uno Stato che non si pone l'obiettivo di mettersi sullo stesso piano di chi compie azioni abominevoli.

E' bene rimanere ancorati a millenni di evoluzione giuridica e sociale e a tenersi ben strette le conquiste di civiltà alle quali siamo faticosamente giunti.
 
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Riccardo Cuor Di Leone
view post Posted on 9/11/2006, 14:07




CITAZIONE (MarcoSly @ 9/11/2006, 12:44)
1- La pena di morte è una pratica barbara, primordiale e senza la minima utilità. Nè dal punto di vista deterrente, nè, ovviamente, da quello rieducativo. Per non parlare dell'ipotesi (non certo remota) di errori giudiziari.

Nel ventunesimo secolo l'idea della pena intesa come legge del taglione e dell'occhio per occhio dovrebbe essere ampiamente superata e costituire solo un ricordo lontano. Purtroppo vedo che ha ancora dei sostenitori e ciò dà molto da pensare.

E, oltre a queste considerazioni, mi unisco a Butkus nello stigmatizzare certe linee di pensiero da parte di persone che si professano credenti. Non mi riferisco a nessuno in particolare (anche perchè non ricordo le singole idee con precisione), ma facendo un discorso generale trovo un pò strano che nel topic santino sul Papa si sprechino le banalità e la frasi da cioccolatino perugina e poi al lato pratico i risultati siano questi.
Lasciando perdere il passato diciamo "travagliato" della Chiesa in tal senso e concentrandosi sul vero lascito morale del suo fondatore non si può che respingere in toto l'idea della pena di morte.

Ma lasciamo perdere le questioni religiose, quello che conta è qui parliamo di conquiste della civiltà. 2- Parliamo di uno Stato che non si pone l'obiettivo di mettersi sullo stesso piano di chi compie azioni abominevoli.

E' bene rimanere ancorati a millenni di evoluzione giuridica e sociale e a tenersi ben strette le conquiste di civiltà alle quali siamo faticosamente giunti.

1- Infatti non deve essere nè deterrente nè rieducativa, deve essere punitiva.
2- L'omicidio dello stato non è sullo stesso piano di quello di un assassino condannato.
In quanto quest'ultimo è l'omicidio di un assassino che senza nessun diritto uccide un innocente, il primo è invece l'omicidio da parte dello stato di un ASSASSINO.
 
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Pietro2
view post Posted on 9/11/2006, 14:53




Sottoscrivo ciò che ha scritto Riccardo Cuor di Leone: d'accordissimo. Io sono favorevole alla pena di morte.
 
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MarcoSly
view post Posted on 9/11/2006, 17:56




CITAZIONE (Riccardo Cuor Di Leone @ 9/11/2006, 14:07)
CITAZIONE (MarcoSly @ 9/11/2006, 12:44)
1- La pena di morte è una pratica barbara, primordiale e senza la minima utilità. Nè dal punto di vista deterrente, nè, ovviamente, da quello rieducativo. Per non parlare dell'ipotesi (non certo remota) di errori giudiziari.

Nel ventunesimo secolo l'idea della pena intesa come legge del taglione e dell'occhio per occhio dovrebbe essere ampiamente superata e costituire solo un ricordo lontano. Purtroppo vedo che ha ancora dei sostenitori e ciò dà molto da pensare.

E, oltre a queste considerazioni, mi unisco a Butkus nello stigmatizzare certe linee di pensiero da parte di persone che si professano credenti. Non mi riferisco a nessuno in particolare (anche perchè non ricordo le singole idee con precisione), ma facendo un discorso generale trovo un pò strano che nel topic santino sul Papa si sprechino le banalità e la frasi da cioccolatino perugina e poi al lato pratico i risultati siano questi.
Lasciando perdere il passato diciamo "travagliato" della Chiesa in tal senso e concentrandosi sul vero lascito morale del suo fondatore non si può che respingere in toto l'idea della pena di morte.

Ma lasciamo perdere le questioni religiose, quello che conta è qui parliamo di conquiste della civiltà. 2- Parliamo di uno Stato che non si pone l'obiettivo di mettersi sullo stesso piano di chi compie azioni abominevoli.

E' bene rimanere ancorati a millenni di evoluzione giuridica e sociale e a tenersi ben strette le conquiste di civiltà alle quali siamo faticosamente giunti.

1- Infatti non deve essere nè deterrente nè rieducativa, deve essere punitiva.
2- L'omicidio dello stato non è sullo stesso piano di quello di un assassino condannato.
In quanto quest'ultimo è l'omicidio di un assassino che senza nessun diritto uccide un innocente, il primo è invece l'omicidio da parte dello stato di un ASSASSINO.

1) La pena, per sua natura, ha caratteristiche afflittive e questo è chiaro. La stessa detenzione è ovviamente una sanzione afflittiva.
Ma oltre a ciò deve avere l'efficacia di impedire che lo stesso soggetto commetta nuovamente reati (e ciò viene pienamente coperto dalla condanna alla detenzione o eventualmente all'ergastolo) e deve impedire che altri ne commettano a loro volta, dissuasi dalla punizione che gli sarebbe comminata (e in tal senso fior di studi hanno dimostrato che statisticamente la pena di morte non ha affatto più efficacia deterrente della pena detentiva e dunque risulta inutile, oltre che aberrante).

In aggiunta a ciò lo scopo della pena non è quello di rendere pan per focaccia. O meglio non lo è più da tempo. E per fortuna. Lo scopo dovrebbe essere anche quello rieducativo, cerchiamo di non dimenticarlo. E questa è la risposta al punto 2.

La tua visione è superata da qualche secolo. E credo che le cose ora vadano decisamente meglio.
 
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STEVEN8415
view post Posted on 9/11/2006, 19:15




CITAZIONE (Pietro2 @ 9/11/2006, 14:53)
Sottoscrivo ciò che ha scritto Riccardo Cuor di Leone: d'accordissimo. Io sono favorevole alla pena di morte.

Ma sai soltanto sottoscrivere e quotare?
Argomenta!!!
 
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Riccardo Cuor Di Leone
view post Posted on 9/11/2006, 19:27




CITAZIONE (MarcoSly @ 9/11/2006, 17:56)
CITAZIONE (Riccardo Cuor Di Leone @ 9/11/2006, 14:07)
CITAZIONE (MarcoSly @ 9/11/2006, 12:44)
1- La pena di morte è una pratica barbara, primordiale e senza la minima utilità. Nè dal punto di vista deterrente, nè, ovviamente, da quello rieducativo. Per non parlare dell'ipotesi (non certo remota) di errori giudiziari.

Nel ventunesimo secolo l'idea della pena intesa come legge del taglione e dell'occhio per occhio dovrebbe essere ampiamente superata e costituire solo un ricordo lontano. Purtroppo vedo che ha ancora dei sostenitori e ciò dà molto da pensare.

E, oltre a queste considerazioni, mi unisco a Butkus nello stigmatizzare certe linee di pensiero da parte di persone che si professano credenti. Non mi riferisco a nessuno in particolare (anche perchè non ricordo le singole idee con precisione), ma facendo un discorso generale trovo un pò strano che nel topic santino sul Papa si sprechino le banalità e la frasi da cioccolatino perugina e poi al lato pratico i risultati siano questi.
Lasciando perdere il passato diciamo "travagliato" della Chiesa in tal senso e concentrandosi sul vero lascito morale del suo fondatore non si può che respingere in toto l'idea della pena di morte.

Ma lasciamo perdere le questioni religiose, quello che conta è qui parliamo di conquiste della civiltà. 2- Parliamo di uno Stato che non si pone l'obiettivo di mettersi sullo stesso piano di chi compie azioni abominevoli.

E' bene rimanere ancorati a millenni di evoluzione giuridica e sociale e a tenersi ben strette le conquiste di civiltà alle quali siamo faticosamente giunti.

1- Infatti non deve essere nè deterrente nè rieducativa, deve essere punitiva.
2- L'omicidio dello stato non è sullo stesso piano di quello di un assassino condannato.
In quanto quest'ultimo è l'omicidio di un assassino che senza nessun diritto uccide un innocente, il primo è invece l'omicidio da parte dello stato di un ASSASSINO.

1) La pena, per sua natura, ha caratteristiche afflittive e questo è chiaro. La stessa detenzione è ovviamente una sanzione afflittiva.
Ma oltre a ciò deve avere l'efficacia di impedire che lo stesso soggetto commetta nuovamente reati (e ciò viene pienamente coperto dalla condanna alla detenzione o eventualmente all'ergastolo) e deve impedire che altri ne commettano a loro volta, dissuasi dalla punizione che gli sarebbe comminata (e in tal senso fior di studi hanno dimostrato che statisticamente la pena di morte non ha affatto più efficacia deterrente della pena detentiva e dunque risulta inutile, oltre che aberrante).

In aggiunta a ciò lo scopo della pena non è quello di rendere pan per focaccia. O meglio non lo è più da tempo. E per fortuna. Lo scopo dovrebbe essere anche quello rieducativo, cerchiamo di non dimenticarlo. E questa è la risposta al punto 2.

La tua visione è superata da qualche secolo. E credo che le cose ora vadano decisamente meglio.

Io non credo affatto che le cose vadano meglio,(parlo d'Italia perchè alla fine è la realtà a noi più vicina) io qui da noi vedo ogni giorno gente che commette reati terribili e subisce pene che in relazione all'atto commesso sono ridicole. Gente che stupra dei bambini è dopo 5-6 anni di carcere è un'uomo libero, gente che uccide persone a sangue freddo è dopo 10/15 anni è un uomo al pari di me e di te. Secondo me queste cose non sono giuste, io credo che queste persono non meritino di vivere, e non meritino neanche l'ergastolo: essere mantenuti a vita dallo Stato è troppo lusso per loro.
Sul fatto che la pena di morte non ha effetto deterrente ho sentito anche io degli studi di cui parli, ma secondo me sono analisi che lasciano il tempo che trovano: a mio avviso il sapere che commettere un dato reato ti costa la vita è comunque un deterrente.
 
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Pietro2
view post Posted on 10/11/2006, 14:24




D'accordissimo con Riccardo Cuor di Leone.Io introdurrei la pena di morte anche in Italia (cosa difficilissima, se non impossibile, per la presenza del Vaticano nel nostro paese), poichè la certezza della pena NON C'E'! Io penso che sia un deterrente e che il sapere che se faccio una determinata azione mi poterà alla morte ci penso 1000 volte prima di farla.
 
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Balboa81
view post Posted on 10/11/2006, 18:02




CITAZIONE (Butkus @ 8/11/2006, 19:02)
Francamente mi stupisce Balboa81 leggere che anche tu sei contrario alla pena di morte (principalmente per motivi religosi, a differenza mia che ritengo la pena di morte più che altro un controsenso ai diritti umanitari tanto sventolati da tutti) ma tendi comunque a sostenere il tuo idolo anche in questo discutibile aspetto.
Rispetto la tua opinione, ci mancherebbe, ma mi sembra alquanto strano che un credente come tu dici di essere prenda in questa cosa una posizione così..."ambigua", se mi passi il termine.

Temevo, in effetti, di poter cadere in questa trappola e per questo trovo necessario essere più preciso.

La mia era una difesa nei confronti di Schwarzy dall'attacco dei mass-media contro l'affibiazione di Boia ma non intendevo difendere la sua politica pro-pena di morte.

Sulla pena di morte, ripeto: sono contrario ad essa e perciò non la sosterrò mai. E' un No comunque motivato anche da questioni giuridiche oltre che religiose in quanto nessun Paese possiede un sistema giudiziario infallibile (sul fatto che non sia per nulla educativa è ormai palese in quanto i dati sono sotto gli occhi di tutti).

Tuttavia in certi casi faccio fatica a controllare la mia foga in quanto mi immedesimo molto nei panni dei parenti delle vittime e per questo non riesco a guardare con totale disprezzo chi la pratica (me lo dicono molti che sono un tipo vendicativo).

 
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MarcoSly
view post Posted on 10/11/2006, 19:52




CITAZIONE (Riccardo Cuor Di Leone @ 9/11/2006, 19:27)
CITAZIONE (MarcoSly @ 9/11/2006, 17:56)
CITAZIONE (Riccardo Cuor Di Leone @ 9/11/2006, 14:07)
1- Infatti non deve essere nè deterrente nè rieducativa, deve essere punitiva.
2- L'omicidio dello stato non è sullo stesso piano di quello di un assassino condannato.
In quanto quest'ultimo è l'omicidio di un assassino che senza nessun diritto uccide un innocente, il primo è invece l'omicidio da parte dello stato di un ASSASSINO.

1) La pena, per sua natura, ha caratteristiche afflittive e questo è chiaro. La stessa detenzione è ovviamente una sanzione afflittiva.
Ma oltre a ciò deve avere l'efficacia di impedire che lo stesso soggetto commetta nuovamente reati (e ciò viene pienamente coperto dalla condanna alla detenzione o eventualmente all'ergastolo) e deve impedire che altri ne commettano a loro volta, dissuasi dalla punizione che gli sarebbe comminata (e in tal senso fior di studi hanno dimostrato che statisticamente la pena di morte non ha affatto più efficacia deterrente della pena detentiva e dunque risulta inutile, oltre che aberrante).

In aggiunta a ciò lo scopo della pena non è quello di rendere pan per focaccia. O meglio non lo è più da tempo. E per fortuna. Lo scopo dovrebbe essere anche quello rieducativo, cerchiamo di non dimenticarlo. E questa è la risposta al punto 2.

La tua visione è superata da qualche secolo. E credo che le cose ora vadano decisamente meglio.

Io non credo affatto che le cose vadano meglio,(parlo d'Italia perchè alla fine è la realtà a noi più vicina) io qui da noi vedo ogni giorno gente che commette reati terribili e subisce pene che in relazione all'atto commesso sono ridicole. Gente che stupra dei bambini è dopo 5-6 anni di carcere è un'uomo libero, gente che uccide persone a sangue freddo è dopo 10/15 anni è un uomo al pari di me e di te. Secondo me queste cose non sono giuste, io credo che queste persono non meritino di vivere, e non meritino neanche l'ergastolo: essere mantenuti a vita dallo Stato è troppo lusso per loro.
Sul fatto che la pena di morte non ha effetto deterrente ho sentito anche io degli studi di cui parli, ma secondo me sono analisi che lasciano il tempo che trovano: a mio avviso il sapere che commettere un dato reato ti costa la vita è comunque un deterrente.

E invece non lo è un deterrente, perchè si tratta di studi statistici di facile comprensibilità e di certo non campati in aria.
Forse che nel medioevo (ma prendiamo anche il secolo scorso) non si commettevano crimini (e non erano gravissimi)? certo che sì. E la pena di morte c'era.
Forse che i sistemi democratici e la tutela dei diritti non sono una conquista della nostra civiltà?
Vogliamo forse ripristinare anche la schiavitù e la tortura in un colpo solo?

Ma poi credo che tu stia virando su altre considerazioni.. sono d'accordissimo sul fatto che il sistema giudiziario e penale italiano sia allo sbando per tantissimi motivi, ma questo è tutto un altro discorso e c'entra relativamente con le considerazioni sulla pena di morte.
 
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STEVEN8415
view post Posted on 10/11/2006, 23:27




Quando ci giunge notizia di un delitto efferato, l'uccisione di un bambino, una strage di civili inermi o comunque l'omicidio volontario di una vittima innocente, la nostra prima reazione è emotiva: avvertiamo un impulso alla vendetta, un odio profondo verso l'assassino, che sfocia ben presto nell'intenso desiderio di vedere al più presto l'omicida morto egli stesso.
Si tratta di una spinta istintiva, iscritta probabilmente nel codice genetico della nostra specie. Non a caso, società più antiche della nostra avevano concepito la legge del taglione: occhio per occhio, dente per dente.
Ma non sono soltanto l'odio e il rancore a guidarci verso questa prima reazione istintiva; si tratta anche di una sete di giustizia, che soltanto la morte dell'assassino sembra placare.
Sentiamo che non c'è pena commisurata alla morte di un innocente che la morte del colpevole.
Se esaminiamo tuttavia la questione non alla luce dell'istinto, bensì a freddo, razionalmente, le nostre convinzioni vacillano. Non siamo più così sicuri che spetti a noi, intesi come collettività o stato, comminare la morte di chicchessia, fosse pure il criminale più refrattario.

Il dibattito sulla pena di morte è, quindi, ben lontano dall'essersi esaurito. Persino all'interno delle società contemporanee, anche in quelle più ricche e avanzate, tale dibattito è di estrema attualità.
E non sono finora emersi argomenti definitivi, tanto meno dimostrazioni fondate scientificamente, né a favore dei fautori né a favore degli abolizionisti.

Al contrario di quanto si crede comunemente, stando almeno a quanto si legge sulla stampa nazionale, la tradizione del pensiero occidentale è stata, per secoli, favorevole alla pena di morte. Non solo era favorevole alla pena capitale il Platone delle Leggi, ma lo erano, in epoche a noi molto vicine, giganti del pensiero del calibro di Kant, Hegel e Schopenauer.
Nella tradizione occidentale, l'avversione alla pena di morte comincia a farsi consistente con l'avvento dell'Illuminismo ed è italiano il paladino più agguerrito della causa abolizionista, quel Cesare Beccaria, autore del trattato Dei delitti e delle pene, tenuto in grande considerazione nientemeno che da Voltaire.
Le argomentazioni che adducono gli oppositori della pena di morte è che essa non costituisce un deterrente efficace nei confronti dei crimini più gravi, che nella prevenzione del crimine costituiscono misure più valide pene alternative quali l'ergastolo o comunque una lunga detenzione e che, soprattutto, conta più la certezza della pena che il suo rigore.
Senza contare che, a causa di errori giudiziari, ipotesi da tenere sempre bene in considerazione, potrebbe essere giustiziato un innocente.
I fautori della condanna capitale sostengono che il sangue si lava col sangue, che la morte è il castigo adeguato per i criminali più sanguinari e che la pena di morte aiuta la prevenzione del crimine, rendendo più sicura la vita dei cittadini virtuosi.

Di fatto, negli stati con più illustre tradizione giuridica, anche laddove esista ancora la pena di morte, si tende a rimandare l'esecuzione, quando non a sospenderla, commutando la pena capitale in ergastolo e, comunque, si va facendo sempre più ristretto l'elenco dei crimini che richiedono la messa a morte del reo.
L'esecuzione stessa tende ad essere emendata da tutti quegli elementi "addizionali", messi in essere al fine di renderla il più atroce, severa ed esemplare possibile, autentici supplizi cui venivano sottoposti a lungo i condannati a morte, come è documentato peraltro in letteratura (si legga in proposito Sorvegliare e punire, saggio dello studioso francese Michel Foucault).

Personalmente ritengo che alla coscienza raziocinante dell'uomo occidentale contemporaneo ormai ripugni il ricorso all'uccisione legalizzata di un suo simile. Passi la legittima difesa del singolo, minacciato di morte, ma che sia lo stato a eliminare fisicamente gli individui urta la mia sensibilità e soggettività di cittadino.
Il comandamento "non uccidere" è fortemente impresso nella mia coscienza e si oppone alla naturale aspirazione alla vendetta. La reclusione prolungata, la privazione della libertà, mi sembrano misure sufficienti per far espiare al colpevole il suo delitto. Inoltre, come fa notare il filosofo Norberto Bobbio, la violenza chiama violenza, rischiando di alimentare una pericolosa spirale.
Nessuno poi può escludere a priori, sebbene, mi rendo conto, in talune circostanze appaia un'ipotesi piuttosto remota, che il colpevole si ravveda e possa rientrare a far parte della comunità. Ogni uomo partecipa della nostra stessa natura, non ci è mai totalmente estraneo.
Condivido dunque la riflessione dello scrittore russo Fëdor Dostoevskij, uno che scampò miracolosamente in extremis alla pena di morte che gli era stata comminata dal tribunale che lo aveva giudicato. Nel suo romanzo più ispirato, L'idiota, il protagonista dice: "Uccidere chi ha ucciso è un castigo senza confronto maggiore del delitto stesso. L'assassinio legale è incomparabilmente più orrendo dell'assassinio brigantesco".

http://xoomer.alice.it/v.sossella/penamorte.htm

La pena di morte rimase nel codice penale militare di guerra fino alla promulgazione della legge 589/94 del 13 ottobre 1994 (in Gazzetta Ufficiale 25 ottobre 1994 n. 250), che l'abolì sostituendola con la massima pena prevista dal codice penale.
 
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60 replies since 7/11/2006, 16:19   841 views
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